Nel romanzo d’esordio, Alessandro Campagnuolo tratta diversi temi fra cui un malessere precoce, un’ossessione per il danaro, un poliamore con sesso sui generis e, più in generale, un istinto individualista del protagonista, il napoletano Giorgio Sanfelice, che tenta affari.
E Giorgio sceglie di proposito una New York attuale che forse come lui non smetterà mai di cambiar pelle, affetta da una stagnante disgregazione dovuta all’eccesso di benessere e dissolutezza della nightlife − di cui ovviamente cade vittima − e, soprattutto, alla mancanza di legami forti e duraturi fra le anime cosmopolite della City.
“Un ragazzo a New York” racconta il viaggio interiore di un giovane che cerca di essere chi non è, in una Grande Mela idolatrata, contrapposta ad una Napoli calorosa e sottovalutata.

Alessandro Campagnuolo, classe 1980, avvocato, Salerno, Acquario.
“Il giorno del tema d’italiano era una festa”, parla spesso così della scrittura, una passione che rincorre e a volte rifugge, fra articoli tecnici e giornalistici oltre a pubblicazioni varie.
La professione forense indotta dal piacere del diritto si origina forse più dall’ascendente Vergine che, come noto, è sinonimo di precisione, ma di più è ossessionato dai viaggi, definendosi “viaggiatore zaino in spalla” anche se è più un “viaggiatore mentale” continuamente alla ricerca del perché, laddove vorrebbe essere più il primo che il secondo.
Questo è il suo primo romanzo.


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